Agenese Oberto Flashback - Associazione Culturale Galleria Papini

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Agenese Oberto Flashback

Mostre > 2022
Agnese OBERTO FLASHBACK
 
Inizio mostra: Sabato 5 Marzo 2022
                   ore 17.30: presentazione presso lo showroom Vittoria Ribighini
                                   Via della Catena 2 - Ancona
                  ore 18.00: esposizione presso la Galleria Papini
  
Orario mostra: dal martedì alla domenica 17.3019.30

 

Agnese Oberto ( Ancona 1942 – 2021) fin da piccola, schiva ma vivace, coltiva la sua passione per il disegno e la pittura. Insegnante di educazione artistica nelle scuole secondarie dal 1964, dipinge per piacere e ricerca personale  guardando  soprattutto alla natura e al mondo animale che ritrae o reinventa in forme iconiche e fantastici colori.  Le sue raffinate rappresentazioni  - nella padronanza delle varie tecniche dove il segno  mantiene l’emotività  della ideazione e, non di rado, la sottile   ironia dell’evocazione scenica –  si impongono per la composizione studiata  o il taglio particolare. Tranne la sua partecipazione  nel 1966 alla collettiva “Il sacro nell’arte e i giovani”  presso la galleria “L’Agostiniana” di Roma, la sua attività  diserta l’esposizione  in pubblico: nondimeno le sue opere sottendono un profondo sentimento ecologista e, nel tempo, l’unicità raffigurata del mondo naturale   diventa simbolica e profetica.  A metà degli anni ’90 una lunga malattia la porta ad accantonare colori e pennelli. Sopravvive invece l’abitudine  di ritrarre gli umani e se stessa quali personaggi da vignetta come in un diario senza fine. La mostra retrospettiva presso la galleria Papini  come un flashback intende recuperare e  testimoniare  le felici espressioni  di un passato che argutamente o amorevolmente  cercava di portare i suoi bagliori nel quotidiano.

                                                                                                                                                          Massimo Di Matteo



Un’infanzia esposta ai capricci del caso, con le sue tenere luci colorate, le piante in vaso rigogliose, le statuine, i giornalini dalle figure multicolori, piccoli animali impagliati, i quadri del vicino- pittore dilettante- che asciugando rilasciavano lentamente il loro profumo: il resinoso della trementina e quello, da antica mesticheria, dell’olio di lino.
Agnese fu la nostra insegnante.
Di quei giorni lontani non ricordo quasi nulla. La vita si svolgeva fuori dalle aule, nel doposcuola, nelle strade quasi buie rischiarate da grida acute sotto lampioni tremuli come fuochi fatui o in mezzo ai campi al sole di primavera, tendendo agguati alle lucertole che come noi cercavano di scaldarsi sui muretti, oppure arrampicati in cima agli alberi stecchiti, mentre osservavamo piccole uova candide protette dentro una corona di sterpi, filugelli, piume.
Fu lei, chinandosi sul mio banco, mentre con una mano riportava la sua ciocca di capelli sottili dietro l’orecchio, a sussurrarmi un nome di un pittore sconosciuto.
Il giorno dopo, portò il libro e lo lasciò sul mio banco.
Tutta la pittura che è venuta dopo, in misura minore o maggiore, è debitrice di quel gesto, equivalente a quello di una mano gentile che decida di abbassare una maniglia ed aprire una porta, lasciandola socchiusa. Tanto basta a chi abbia desiderio di conoscere.
Agnese non ha mai avuto bisogno di grandi gesti per confermare una presenza. Con la delicatezza sapiente di chi ha consapevolezza della propria natura, ha attraversato il tempo che le era stato assegnato come se fosse lì da sempre, come se ci conoscesse da prima del nostro arrivo. Era come se fosse già in aula, rallegrata dal nostro arrivo, ma per nulla sorpresa. Quando sulla classe scendeva quella quiete miracolosa, lei dipingeva cavalli che galoppavano senza rumore.  
Ogni tanto, in silenzio come in una chiesa, chi di noi si avvicinava alla cattedra, lentamente a piccoli passi, serrando le labbra o spalancando gli occhi per la grande meraviglia assisteva al segreto misterioso della vita prodotto dalla pittura, tornandosene poi al banco- dopo un tempo infinito- ancora più silenziosamente, sentendosi privilegiato testimone e geloso custode del prodigio. I bambini riconoscono l’ineffabile, troppo spesso finendo per dimenticarsene nel transito verso l’età adulta.
E oggi? Grazie al suo Massimo Di Matteo (ben più che compagno di vita e arte ma sorta di animus complementare all’anima di lei, un rapporto vitale, vivificante e creativo per entrambi), si ha finalmente questo catalogo che ripercorre parte della ricca attività pittorica e creativa mai da intendersi a mio avviso come esplicitazione di una urgenza personale dai caratteri esclusivi ma come dialogo incessante tra  i due, tra animus ed anima, il lato maschile inconscio di una donna e l’anima come lato femminile di un uomo: lato personale e profondo che ciascuno ha proiettato sull’altro.
Agnese ha continuato ad esser presente nel tempo, in seguito ad una fatalità che fa intrecciare  vicendevolmente le vite degli uomini. La stessa che ha permesso, componendo il complesso ordito, la trama inspiegabile eppure perfetta, di essere oggi, proprio io, a scrivere di lei, del suo prezioso lavoro così ricco di suggestioni della pittura e del segno dei quali è impossibile per fortuna( poiché è doveroso lasciare ai misteri il loro statuto segreto) rintracciare origine così come immaginarne lo svolgimento, la fine.

Walter Angelici.        Carrara, febbraio 2022
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