Safari - Associazione Culturale Galleria Papini

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Mostre > 2019
  
SAFARI MASSIMO CARTAGINESE

  
Inaugurazione sabato 16 Novembre 2019
ore 18.00: Pinacoteca Civica “Francesco Podesti”
ore 19.00: Galleria Puccini (con aperitivo)
Presentazione dell'Assessore Paolo Marasca
Orario mostra
Pinacoteca Civica: orari pinacoteca
Galleria Puccini: dal martedì alla domenica 17.30 – 19.30
 
 
  
Ancona è una città nel mare. Conficcata nel mare. Ancona dove si volta vede il mare, che è la sua cifra nonostante la storia e gli eventi l'abbiano a volte allontanata da questa sua materia prima. E il mare è il viaggio.
Il mare è il viaggio, ed è la metafora di qualsivoglia difficoltà, è la metafora della nostra impossibilità di determinare il nostro presente e il nostro futuro con matematica esattezza.
Da anni, la Galleria Puccini propone, all'interno delle sue rassegne, momenti monografici con artisti del territorio, operazione più che meritoria, che il Comune di Ancona sostiene sentendola anche propria. In questo caso, irrompe negli spazi della Galleria e negli spazi istituzionali Massimo Cartaginese, un artista che del viaggio (e dunque del mare) ha fatto il suo abito, tanto che sembra indossarlo anche quando passa lunghi periodi nello stesso luogo, sulla terraferma. Un viaggiatore nato, e un artista tra i più sensibili che abbiamo all'orizzonte.

Paolo Marasca

  
La Galleria Puccini è lieta di presentare l'ultimo lavoro dell'artista Massimo Cartaginese. Una mostra dedicata al tema dell'immigrazione, di grande attualità e molto sentito soprattutto nel nostro Paese.
La mostra si intitola “SAFARI”, cioè “viaggio” in lingua Swahili.
Cartaginese mette a confronto, con grande creatività e sensibilità, due modi di spostarsi radicalmente diversi: da una parte il viaggio turistico verso l’Africa, dall’altro il viaggio dell’emigrazione pieno di pericoli ,anche fatali, di chi abbandona il continente inseguendo la speranza.
Per sottolineare questa differenza ed evidenziare la contrapposizione, si è pensato di organizzare
gli interventi in due sedi diverse: la Pinacoteca Comunale Francesco Podesti ospiterà l’installazione dedicata al viaggio per l’Africa; la Galleria Puccini darà spazio a quella calibrata sul viaggio dall’Africa.

Il Presidente
Anna Maria Alessandrini

Lamu (2019) - Installazione: disegni a frottage, scatole di cartone sagomato, video proiezione; dimensioni variabili.
La città di Lamu, posta sull’isola omonima, è l’insediamento Swahili più antico e meglio conservato in Africa Orientale. Sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità, Lamu è nota in Occidente sin dal 1400. Durante il suo periodo d’oro, quello Omanita, iniziato alla fine del XVII secolo e terminato a metà del 1800, Lamu ha esercitato una decisiva influenza religiosa, culturale, artistica ed economica sull’intera regione. La sua fiorente economia, basata sul redditizio mercato degli schiavi, portò alla costruzione di grandi palazzi di pietra corallina, caratterizzati dalla presenza di impressionanti portoni di legno intagliato in un tripudio di motivi Arabi, Persiani, Swahili, e Indiani. Eretti uno accanto all’altro grazie al lavoro degli schiavi, questi edifici caratterizzano il labirinto viario della città.
Nel 2009 ho trascorso due mesi a Lamu, sopraffatto dal desiderio di poter violare, almeno con lo sguardo, quelle imponenti pareti di pietra corallina: essere in grado di gettare un’occhiata, attraverso il varco dei portoni, alle scale, logge, corti e stanze dove si è svolta la vita forzata degli antichi costruttori o quella libera dei proprietari; giungere a coglierne empaticamente l’intimità carica di dolore, strazio, pena o gravida di ostentazione, potere, prepotenza. Invece quei portoni sono rimasti sempre ostinatamente chiusi, come mute “sentinelle” poste a difesa di esistenze passate e contemporanee. In compenso, e senza riserve, hanno offerto al mio sguardo la contemplazione della loro intricata, originale, antica bellezza.
Nel dedalo dei vicoli dove si aggira la folla urlante dei bottegai, dei bambini, dei perdigiorno, degli improbabili procacciatori, dei turisti spaesati, degli animali da cortile, degli innumerevoli asini (il solo mezzo di trasporto terrestre per merci e persone), tra quei vicoli ho realizzato il mio lavoro sotto lo sguardo perplesso di uomini e bestie: circa trenta disegni a frottage di formato diverso. Ho evitato di raffigurare oggettivamente quelle porte e la complessità degli intagli. Piuttosto, il mio desiderio, la mia curiosità, la mia ammirazione, l’emozione estemporanea della scoperta, si sono coagulati sulla superficie di comuni fogli di carta da pacchi. Per la sue caratteristiche di immediatezza e velocità esecutiva, più tattile che retinica, il frottage si è rivelato il mezzo di gran lunga più adatto al mio scopo, un esperimento con la storia locale (quanto meno con un suo frammento) non troppo meditato e portato avanti in assoluta povertà di mezzi.


Sans papier (2019) - Installazione: disegni digitali, cornici, video proiezione; dimensioni variabili
Il viaggio per mare, da sempre contraddistinto dalla possibilità del naufragio, ha caratterizzato il trasporto degli schiavi africani nei secoli passati e rimane la cifra caratteristica dell’attuale migrazione dall’Africa verso le coste europee. La sistemazione degli schiavi a bordo di navi appositamente attrezzate era rigidamente regolata dalla legge economica del massimo profitto: nei meticolosi disegni d’epoca che riproducono le stive e i ponti delle navi negriere, tutto ciò è ratificato con raggelante chiarezza. Non un solo centimetro di spazio è lasciato a se stesso: gli schiavi sono rigorosamente allineati, incatenati gli uni agli altri; la fisicità individuale è abolita, sostituita da un’unica massa corporea proteiforme, costretta come tale a conformarsi suo malgrado al ventre profondo e inospitale
della stiva.
La medesima logica mercantile regola oggi il passaggio per mare dei migranti; ammassati a bordo di natanti precari in base a meccanismi economici identici a quelli del passato, donne, uomini e bambini, quasi esclusivamente nativi africani, affrontano la traversata del Mediterraneo in condizioni di cattività analoghe a quelle collaudate a suo tempo. Chi tra noi, non ancora del tutto assuefatto al ripetersi incessante delle immagini di cronaca, decide di mettere a confronto le foto dei barconi sovraccarichi con i disegni di affollate navi negriere, troverà facile conferma del ripetersi sconcertante della Storia.
L’installazione Sans Papier cerca di immaginare il viaggio dei migranti provenienti dall’Africa; non mi è estranea l’evidente possibilità che questa operazione comporta, quella cioè di scivolare nel pressappochismo della fantasia. Da una parte il video, in un crudo bianco e nero, si sofferma sul tema della fuga infinita e dello smarrimento che consegue: la fuga è la condizione costante che
determina la vita dei clandestini, africani e non. Si varcano i confini stranieri fuggendo con passi veloci o incerti; oppure si persegue la fuga, disperata più che mai, dai centri di detenzione nei quali si è finiti intrappolati. Dall’altra parte, una serie di disegni digitali estrapolati dalle stampe navali d’epoca, invitano a riflettere sull’altro, preminente dato di cronaca. Perduto definitivamente ogni tratto realistico, le figure tratteggiate degli schiavi si trasformano in pure silhouettes, ombre nere senza spessore, emblemi di una condizione esistenziale ridotta a nient’altro che a n pattern decorativo, privo di vita e anima.


Biografia
Massimo Cartaginese è laureato in architettura.
Ha soggiornato a lungo e lavorato, come architetto e designer, a Singapore, Shanghai, Kuala Lumpur.
Dal 2002 si occupa, in particolare, di arte pubblica. E' ideatore ed organizzatore del collettivo Voyagerlab, che si muove tra pratiche del riciclaggio, geo-psicologia, nomadismo culturale. La sua produzione individuale, che privilegia l'uso di strumenti e procedimenti tipici della riproducibilità tecnica e della comunicazione mediale, ruota attorno agli stessi nuclei concettuali.
Tra le collaborazioni e partecipazioni a rassegne d'arte ed architettura, ricordiamo quelle con Ignazio Gardella e Marco Porta (Nove progetti per nove città -1987, XVII Triennale di Architettura, Milano); Valerio Dehò (Progetto Voyager -2002/04, Ancona e Split); Gabriele Perretta (Paesaggi Interrotti -2009, Jesi; Mediamorfosi –2011, Napoli; XD1 -2011, Milano); Gabriele Tinti (Geopuzzle 2004/06 Sassoferrato).

Contatti
mail: massimo@befree.it
blog: http://beuysboys.blogspot.com


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