I tre mari - Associazione Culturale Galleria Papini

Vai ai contenuti

I tre mari

Mostre > 2022
 
I TRE MARI
CARLO CECCHI – LEONARDO CEMAK – FRANCESCO COLONNELLI
 
Mostra a cura dell’Associazione Culturale Galleria Papini

 
  19 Marzo – 1 Maggio 2022
   presso Pinacoteca Civica “Francesco Podesti” Vicolo Foschi, 4 - Ancona
   
La mostra è visitabile secondo gli orari della Pinacoteca
 
 
La Galleria Papini, che opera sul territorio da quasi 12 anni,   è lieta ed orgogliosa di presentare  l'evento intitolato “I TRE MARI” che è stato scelto a far parte del grande progetto cittadino ANCONA CAPITALE DELLA CULTURA 2022.

Gli artisti interessati sono CARLO CECCHI, LEONARDO CEMAK  e FRANCESCO COLONNELLI, tra i più affermati della nostra regione, che con le loro opere danno un apporto culturale e artistico alla città.

Il titolo “I TRE MARI” vuole riportarci sia alla situazione geografica  di  Ancona che si estende su un promontorio e quindi circondata dal mare su tre lati (I tre mari), sia alla modalità espressiva degli autori di raffigurare il mare sulla base di tre diverse poetiche artistiche personalizzate.

Il mare, fondamentale per la nostra città, è l'elemento che unisce e incrementa l'incontro con “l'Altro”; é quindi  una apertura verso altre civiltà ed orizzonti che porta ad espandere scambi culturali, commerciali e stimola l'accoglienza e la fratellanza.

L'evento si sviluppa con una mostra presso la Pinacoteca Civica Francesco Podesti che ospita le opere pittoriche di Carlo Cecchi e Leonardo Cemak e  l'installazione di Francesco Colonnelli, si estende poi nella città di Ancona con un intervento artistico di Leonardo Cemak su un muro del centro storico.

Un sentito ringraziamento va all'assessore alla Cultura del Comune di Ancona Paolo Marasca, al curatore della Pinacoteca Civica Stefano Zuffi e al Prof. Gianfranco Ferlisi.

 
Il Presidente
Anna Maria Alessandrini


 
Ancona è una città di attraversamenti che hanno prodotto e producono tuttora un genius loci irrequieto, vibrante, insoddisfatto.
Le artiste e gli artisti visivi, musicali, di spettacolo che vi sono nati e cresciuti, o che hanno sostato nelle sue vicinanze per un certo tempo, ne riflettono questa anima. Alcuni più di altri, e credo che la Galleria Papini, da anni impegnata nella cura e nella valorizzazione dell’arte di questo territorio lo sappia meglio di chiunque altro.
Così, la scelta di chiamare tre artisti diversi per provenienza e per poetica a cimentarsi sul tema dei temi per Ancona, il Mare e l’Altro, evidenzia proprio il carattere di un genius loci inafferrabile e capace di rare profondità.
Qualcosa che rende ancora più felice l’amministrazione di sostenere questa mostra, dal momento che uno dei nostri compiti e mettere in relazione Ancona e il resto del mondo culturale nazionale e internazionale, ma un altro è valorizzare, curare e rispettare il talento – grande – di chi vive con noi.

Paolo Marasca
Assessore alla Cultura del Comune di Ancona

 
Tre Mari e una Pinacoteca

Maigret, che si è appena acceso la pipa, si rabbuia, perché non gli piace sentirsi goffo. Ce l’ha con la propria inadeguatezza di uomo di terraferma, sempre spaventato o meravigliato da tutto ciò che riguarda il mare
Georges Simenon, Il porto delle nebbie, 1932

Quando ho cominciato a frequentare Ancona con l’incarico di curare un nuovo allestimento per la Pinacoteca Civica ho capito di aver commesso un errore. Credevo che Ancona fosse una città “di mare”, me mi è stato fatto notare (ed è proprio vero) che si tratta invece di una città “di porto”. Il mare c’è, ci mancherebbe, ma lo specchio d’acqua abbracciato dal centro storico è inaccessibile, blindato, interamente occupato dalle attività portuali. Il mare, quello vero, è un po’ più in là; poco lontano, ma da un’altra parte.
Cecchi, Cemak e Colonnelli, gli artisti che espongono ora in Pinacoteca, condividono il sentimento del mare: come presenza indispensabile e come nostalgia, come evocazione di un suono o di un colore, come scenario inevitabile.
La mostra curata dalla Galleria Papini è stata concepita nell’ambito delle iniziative culturali a sostegno della candidatura di Ancona come “capitale italiana della cultura”, e trova realizzazione in un momento del tutto particolare per la Pinacoteca Civica, tra l’apertura delle nuove sale a pian terreno e i lavori di ridefinizione del piano nobile: le opere di Cemak e Cecchi sono esposte negli spazi per mostre temporanee, al piano superiore; Colonnelli ha scelto al contrario di ambientare la sua installazione sotto il livello del cortile d’onore, nei suggestivi ambienti della Sala Voltata e della Cisterna. Il mare, insomma, lambisce le sale del museo, le circonda con il suo moto perpetuo.
Troviamo nelle diverse interpretazioni marine dei tre artisti, atmosfere, suoni, tonalità: e queste diverse sensazioni sono offerte al confronto con i visitatori, in una esperienza diretta e forte. Molti anni fa, sfogliando un libro di Alberto Savinio, sul bordo di una pagina, accanto ai versi onomatopeici “amare del mare/ le amare/ maree” ho trovato scritto a matita da un anonimo lettore: “amare/l’amaro/aroma del mare”, in un gioco reciproco di suggestioni. Credo che anche questa mostra susciterà reazioni ed empatia, solleciterà ricordi ed emozioni, rinnovando ancora una volta l’intensità dei versi di Baudelaire: “Homme libre, toujours tu chériras la mer! La mer est ton miroir”, uomo libero, sempre ti sarà caro il mare: il mare è il tuo specchio.

Stefano Zuffi

 
Tre mari

Carlo Cecchi, Leonardo Cemak e Francesco Colonnelli sono gli artisti di una mostra in cui emergono orizzonti mitici ed estetiche ludico-concettuali della cultura figurativa contemporanea. I loro mari parlano di una immensa pianura liquida, il Mediterraneo, contraddistinta da elementi di separazione e d’incontro con l’altro. I mari, nella multiformità delle interpretazioni, parlano delle civiltà più diverse, di millenni di scambi, di navigazioni, di commerci, di culture, d’accoglienza, d’ospitalità, di amori, di racconti e di incroci linguistici: una babele in cui Ancona è porto e punto di riferimento. I mari dicono di quotidiani naufragi e di varie tappe che raccontano il cammino dell’uomo in cerca della felicità lungo le avversità del mondo e della vita. È su questi mari che si sofferma anche la pietas degli artisti. Ci immergiamo in queste acque, come in un lavacro, grazie a Carlo Cecchi. Osserviamo le sue onde al sorgere del sole. Con una grande carta dipinta di nero, che ci parla della soglia tra la notte e i bagliori dell’alba, entriamo nel vivo della rassegna.  Tra due pinguini disegnati col candore di un gesso bianco, scopriamo quanto lieve sia il gesto creativo. Seguiamo Carlo sul confine dell’ambiguità semantica. Nel dipinto accanto emerge un gigantesco ornitorinco tratteggiato su una carta sulla quale l’artista ha versato un liquido azzurro cobalto. È il disincanto del mare. Un ornitorinco kantiano? Forse! Il suo pensiero procede per immagini con una spontaneità che non è mai ingenuità perché ci fa muovere sul filo sottile di una dimensione esistenziale, tra razionale e illogico, in cui ogni cosa è illuminata da un significato oscuro, nascosto sotto la magica bellezza della pittura. Anche nei nuovi lavori (nelle navi, nei gommoni, nei viaggi di morte) l’autore ne esplora tutte le possibilità, per accogliere il caso e persino l’errore.
Prosegue il racconto dei tre mari, nello sviluppo trino dell’ut pictura poesis, con Leonardo Cemak. L’immaginazione si rivolge al tramonto. Perché il promontorio di Ancona offre la possibilità di contemplare anche il calar del sole. Cemak ci conduce nei suoi inquieti mari: virtuosistica l’elaborazione tecnica. Segno dopo segno, pennellata dopo pennellata egli tratta le sue superfici con una libertà estrema: sbozza e abbozza, fa uso del dripping e dell’acquerello, versa e tampona getti di colore, macchia e accenna. E in questo caos, alla fine, interviene per dare ordine a ciò che è scaturito dal gesto, dagli spazi vuoti intorno agli schizzi, per strutturare i vari elementi, per mettere a fuoco un’immagine d’assoluta bellezza. Anche Cemak sa bene che l’arte si nutre del caso, anche lui conosce i segreti dell’interazione di immaginario popolare e di cultura alta. I suoi litorali in bianco e nero restituiscono la misura antica di una luce che si dirada nel contrappunto tra piano marino, onde bloccate e un cielo cinerino. Affiora il continuo movimento delle acque con la ritmicità delle onde che battono il tempo del mondo come un metronomo.
Con Francesco Colonnelli navighiamo in mare aperto, tra video e pittura. L’artista interagisce con la storicità di Palazzo Bosdari. Ci accoglie una sua grande tela incastonata in un nicchione.  Il Mare tuona e canta. Con il Mare io sto. Questo il titolo dell’opera. Ancona si trasforma, così, in punto di contatto col Sud del mondo.  La grande tela, su cui si rapprende un blu intenso, è attraversata da funi che vanno a sostenere un vecchio secchio zincato ricolmo di vetri di mare: all’interno un orecchio d’oro. Il mare del nostro terzo artista necessita dell’ascolto e di tanta umanità. Accanto spiccano le tele con le balene dormienti. Hanno i polmoni e non le branchie le balene. Stanno in mare e non vogliono spiaggiarsi o annegare come i migranti trascinati dai flutti impietosi. Impietosi come un’umanità indifferente che, dalla riva, sulla terra, tutto dimentica presto, sorda allo strazio di chi affoga. Ci si abitua anche alla morte, come al ritmo ripetitivo delle onde.
Nel video, installato nella cisterna, forse è proprio quel ritmo che l’orecchio cercava. Il riferimento ai migranti diventa esplicito nel canto di una ghanese. Il mare notturno, nero e senza luci, accenna alla precarietà della vita. Il silenzio assorbe ora ogni pensiero e il video diventa chiave di lettura globale. Al buio una nuova consapevolezza del sé parla di un viaggio parallelo con prospettive interiori in cui l’invisibile e l’indicibile diventano comprensibili.
Questi pochi cenni ci accompagnano nella visita. Le storie dei tre artisti sono nate su un promontorio che ha invitato a parlare di tre mari ideali per cogliere, attraverso la diversità, considerazioni sulla poeticità dell’arte nel suo dilatarsi verso le derive di una quotidianità in cui il bandolo della matassa è sempre ingarbugliato. Resta alla fine la suggestione di opere che riescono a trasmettere la grande bellezza bellezza delle indagini creative di questi tre artisti: tre mari!  

Gianfranco Ferlisi
critico e storico dell’arte

IMMAGINI DELL'INAUGURAZIONE

Privacy Policy
Torna ai contenuti