Il respiro dell'Asia
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Il
respiro dell’Asia
Collezione
privata di Jolanda Brunetti
07
– 22
Giugno
2025
Inaugurazione:
Sabato
7
Giugno
ore 18.00
Orario
mostra:
dal
giovedì
alla
domenica
17.30-19.30
Presentazione
di Michele Servadio
Il
termine “collezione” deriva etimologicamente dal latino
colligere,
ovvero raccogliere; fin dall’antichità il collezionismo è stato
infatti figlio di quella volontà di “raccogliere”, isolare e
conservare un oggetto dal resto del mondo. Fu proprio grazie a queste
passioni che molti aristocratici e intellettuali, nel corso del tardo
medioevo e della prima età moderna, iniziarono a collezionare
oggetti curiosi, spesso antichi, attribuendo loro un profondo
significato etico e spirituale. Per proteggerli, costruirono dei veri
e propri “scrigni” di bellezza, spazi intimi e riservati nei
quali poter trascorrere parte del loro tempo insieme a quegli oggetti
spesso raccolti nel corso di lunghi viaggi. Fu così che nacque il
concetto di studiolo, proiezione moderna dello scriptorium
d’età
classica, luogo nel quale gli oggetti, custoditi e isolati dal mondo
esterno, acquistavano una forte connotazione evocativa, capace di
creare un ponte fra presente e passato. Gli oggetti della collezione
divenivano così semiofori, ovvero portatori di un significato capace
di raccontare la vita e la passione di un collezionista.
Questo
stesso principio vale per la collezione di Jolanda Brunetti; entrare
all’interno della sua casa e della sua collezione significa entrare
nella sua vita e nei suoi ricordi più preziosi. Nata a Roma ma
subito trasferitasi ad Ancona, Jolanda Brunetti ha ricoperto per
decenni prestigiosi e importanti ruoli diplomatici in giro per il
mondo per conto del Ministero degli Esteri, fra cui quello di secondo
segretario presso l’ambasciata italiana in Malesia, console
aggiunto a New York, ambasciatore in Birmania, Uzbekistan e Ucraina e
infine coordinatore della riforma di giustizia in Afghanistan. Ogni
oggetto che compone questa affascinante e personale raccolta di opere
d’arte orientale ci racconta infatti la storia di una donna forte e
autorevole, sensibile e raffinata, preziosa custode della sua memoria
e degli importanti traguardi raggiunti nel corso dei suoi lunghi
viaggi. Visitare questa mostra significa quindi viaggiare nel tempo e
nella vita di questa collezionista e, per farlo, non si può che
intraprendere un lungo viaggio che ha come meta l’Oriente.
La
prima parte di questo viaggio ci conduce in Malesia, luogo dove
Jolanda Brunetti giunse nel 1969; poiché in questo luogo
coesistevano al tempo tre diversi gruppi etnici, quello malese,
quello indiano e quello cinese, la collezione Brunetti racchiude in
sé tre testimonianze artistiche di queste grandi famiglie culturali:
a quella malese appartengono due curiosi quadri, fra cui quello
raffigurante tre fanciulle realizzato in batìk secondo un’antica
arte indigena giavanese utilizzata per colorare i tessuti; alla
famiglia indiana appartengono invece due quadri che portano con sé
cromatismi orientali insoliti che ci consentono di vedere da vicino i
profondi influssi che quella tipologia di arte ha suscitato in alcuni
grandi pittori della contemporaneità. Alla terza famiglia, quella
cinese, appartengono infine due quadri particolarmente significativi
realizzati dal pittore sino-malese Lee Joo For: uno in cui la
scomposizione e destrutturazione degli oggetti porta con sé echi
della pittura europea del secondo dopoguerra, mentre l’altro è in
qualche modo il manifesto di questa collezione, poiché rappresenta
il volto della collezionista ripetuto e ripetuto in un continuum
cromatico
senza tempo che diventa affermazione e testimonianza del suo gusto
collezionistico.
La
seconda parte di questo viaggio ci conduce in Birmania, luogo dove
Jolanda Brunetti giunse come ambasciatore nel 1980. Del pittore
birmano Kew Moe Tah troviamo un pregevole Venditore
di uccelli
mentre non può che colpire l’osservatore una bellissima scena di
maternità orientale in cui la tenerezza dei volti e l’essenzialità
delle forme si sposano perfettamente con il nero della notte. Della
millenaria tradizione buddista birmana si fanno poi simboli due
preziose sculture: l’una che rappresenta il Buddha e l’altra
l’albero all’ombra del quale egli giunse all’illuminazione.
La
terza e ultima parte di questo viaggio ci porta infine in Uzbekistan,
luogo dove Jolanda Brunetti arrivò nel 1995. Il simbolo di questo
viaggio è rappresentato da un affascinante paesaggio uzbeko in cui è
raffigurato il luogo in cui riposano alcuni familiari del celebre
condottiero Tamerlano. Il sole al tramonto e il colore blu del cielo
conferiscono a questo paesaggio un sapore tipicamente orientale che
lascia intravedere le bellezze di una cultura così lontana e remota
e, forse proprio per questo, così attrattiva. L’ultimo dipinto,
che chiude simbolicamente questo nostro viaggio, è invece un’opera
realizzata da una pittrice del Tagikistan che appartiene al
socio-realismo sovietico, nella quale viene raffigurata una donna che
indossa un tipico abito tagiko seduta su un divano mentre, alle sue
spalle, viene rappresentata un’orchestra sinfonica.
Osservare
questa collezione da vicino ci consente quindi di toccare con mano
una dimensione artistica sì lontana ma non così estranea, di
percepire il gusto collezionistico di una donna che ha saputo
raccogliere preziose testimonianze dei suoi lunghi viaggi in giro per
il mondo e delle sue intense esperienze di vita.
Breve biografia di Jolanda Brunetti
Nata a Roma
Studi ad Ancona:
De Amicis e Liceo Rinaldini
Roma La Sapienza:
Facoltà di Scienze politiche
Una delle due
prime donne che superano il Concorso diplomatico nel 1967, mai
superato prima da donne.
Inizio al
Ministero degli Esteri per due anni poi missioni all’estero.
3 anni
nell’Ambasciata d’Italia a Kuala Lumpur ( Malesia) 1969-72
4 anni Console
aggiunto al Consolato Generale New York 1972-76
4 Anni Ministero
Ambasciatore a
Rangoon (Birmania )1980-84
Vice
Rappresentante permanente a Parigi OCSE 84-89
Roma Ministero
Ambasciatore a
Tashkent ( Uzbekistan )1995-2000
Ambasciatore a
Kiev (Ucraina) 2000-2004
Ritorno a Roma.
Ambasciatore
coordinatore della riforma della giustizia a Kabul ( Afghanistan)
2004-06
Prima donna
Ambasciatore d’Italia, con titolo permanente.