La ricerca
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“2000-2025
La Ricerca”
Mostra
fotografica di Sauro Marini
04
–
19
Ottobre
2025
Inaugurazione:
Sabato
4
Ottobre
ore 18.00
Orario
mostra:
dal
giovedì
alla
domenica
17.30-19.30
(su
appuntamento 3896655152)
Testo
critico e presentazione dello storico dell’arte Marco Tarsetti
Si
immagini un’esposizione di fine Ottocento, di quelle che
proponevano le novità della scienza e della tecnica: avremmo
sicuramente trovato, al centro di un capannello di curiosi, una
persona dalla smorfia stupita o sorpresa, con gli occhi puntati
dentro una scatola. Era il Mondo Nuovo: un dispositivo ottico che
consente di vedere al suo interno un’immagine, con effetti di luce
cangiante. Si tratta di uno di quei congegni meravigliosi che
trasformavano l’immagine della realtà in spettacolo, e visione;
come il Panorama, dove una veduta dipinta ricreava la percezione
stessa del paesaggio. Un’immagine familiare nella vita quotidiana
diventava una meraviglia visiva sotto la lente della tecnica, che
consente non tanto la riproduzione quanto un modo diverso di vedere
quella stessa immagine familiare.
A
mio avviso evocano questo tipo di sensazione le immagini di Sauro
Marini della serie Ancona
in 8 mm:
vi troviamo panorami, anche famosissimi, della nostra città rivisti
però attraverso il filtro di un obiettivo fisheye. La deformazione
ottica diventa trasformazione di un soggetto che resta riconoscibile
ma diventa originale, modificato dallo sguardo che lo osserva e dalla
tecnica che lo cattura. La realtà si trasforma in modo onirico.
Secondo Sauro, che arriva ad interessarsi al paesaggio urbano
attraverso l’opera di Gabriele Basilico, la fotografia di
architettura è sempre interpretativa, in quanto tale: se osservando
un palazzo, si alza lo sguardo verso un cornicione o una finestra, le
linee verticali e parallele dell’edificio non sono più tali ma si
deformano nell’atto stesso della visione. La fotografia non può
che assecondare questo fatto; l’uso del fisheye lo esalta.
Questo
approccio richiama, per contrasto, un altro ciclo di foto
architettoniche: La
particolare bellezza.
Qui l’occhio si sposta dal generale al particolare, l’obiettivo
rappresenta dettagli lenticolari, quasi tattili, delle superfici
lapidee dei monumenti cittadini. Se ne vede la grana, anzi la si
tocca, attraverso fotografie che esaltano la bellezza minuta e
minuziosa di particolari che lo sguardo distratto della quotidianità
trascura. Se prima l’obiettivo abbracciava il paesaggio
architettonico con la distorsione del fisheye, mantenendone sempre la
riconoscibilità, qui lo sguardo indugia sulla pelle degli edifici,
delle sculture, indagando il monumento nei suoi aspetti più segreti,
tanto da rendere spesso complessa l’individuazione dell’edificio
da cui il dettaglio è colto.
Fanno
pendant a queste le immagini delle sculture di Blasi e Trubbiani,
esaltate da un bianco e nero che ne descrive i volumi, esalta le
qualità plastiche e al contempo gioca con sguardi ed espressioni
come fossero vive.
Questo
“panorama” foto-immaginifico di Ancona, nella ormai ventennale
ricerca di Sauro che qui celebriamo, non sarebbe completo senza
l’umanità che si muove all’interno di questi paesaggi.
Spostiamo
dunque lo sguardo sulle immagini dedicate al porto, anima della
nostra città, che in questo luogo ha il parametro fondante della sua
identità marittima: queste foto ne colgono la bellezza nascosta,
come nello scatto con le gru rosse, o esibita nella rassicurante
bellezza dei tramonti, e ne raccontano l’umanità varia e
brulicante che lo abitano. C’è lo scintillio festoso del varo di
una nave, con gli invitati eleganti; ci sono i portuali, di spalle,
che tornano a casa dopo il lavoro, incarnazione visiva della fatica
che si cela dietro la costruzione di quelle stesse navi; infine ci
sono i turisti sul ponte della nave da crociera, dove con una ironia
leggera che mi fa pensare a Martin Parr, abbiamo una rappresentazione
divertente ma al contempo impietosa della becera cialtroneria del
turismo massificato.
Mi
piace concludere questo viaggio attraverso la carriera di Sauro con
gli scatti che ha dedicato agli artisti, che sono l’anima della
città che lui vive, percorre, osserva, immagina, racconta: Ancona.
Otello
Giuliodori, Valeriano Trubbiani, anime che hanno incarnato e
interpretato la bellezza della millenaria città dorica, rivivono in
queste foto dove incrociamo i loro sguardi, vivi, colti con intensità
e profondità da un fotografo che alla grandezza di questi artisti ha
saputo accostarsi raccontandola con umanità.
Auguri
Sauro: che il futuro sia generoso con la tua Ricerca e ti porti a
raccontarci per altri vent’anni le vibrazioni di storia, di vita e
di bellezza del nostro scoio
d’eternità.
Testo di Claudio Desideri
Cercare,
cercare, cercare ancora. È la forza che anima l’evoluzione umana
in ogni ambito, la stessa che ha portato Sauro Marini a trovare nelle
luci e nelle ombre delle immagini il modo di condividere le emozioni.
“Le
forme sono concetti” ha detto Rudolf Arnheim, uno dei più seri
teorici delle arti visive. Ed è anche tutto il significato e il
senso delle sperimentazioni ricercate da Marini: trovare il momento
perfetto fra il concetto e la rappresentazione formale. Potrebbe
sembrare semplice ma non lo è se sensibilità e creatività non
hanno portato all’intuizione, alla capacità di rispondere
all’autentica sperimentazione con il fine ultimo di mostrare
l’intima natura dell’opera.
Questa
mostra racconta “la ricerca” che Marini ha svolto per decenni non
solo nella rappresentazione formale ma anche nella sperimentazione di
strumenti che nel tempo hanno modificato il modo di “fotografare”.
Così
Marini ci presenta una città che riconosciamo in immagini che se pur
vere non ci appaiono come sono e sembrano mutare al minimo filo di
luce. E poi l’amato Porto, con le sue tute azzurre, il lavoro,
l’umanità. Non la riproduzione, quella che serve solo a riempire i
depliant turistici, ma la “realtà” quella che consente di
mettere in moto i complessi meccanismi del pensiero, ad interrogarci,
di cercare spiegazioni, di riflettere. La politica, nelle pieghe del
viso di uomini e donne dove l’ombra diviene l’indice delle
emozioni e della realtà di vita. Marini nella sua ricerca interpreta
poi il messaggio culturale legato agli edifici sacri anconetani. Una
sfida con la luce che dimostra la sua passione per il “particolare”.
Quello che non va interpretato ma riscoperto nella sua apparente e
concreta realtà. Talmente reale da aspettarci che da un momento
all’altro quelle spirali si srotolino e quei visi si girino verso
di noi. Quella stessa realtà, mai modificata, delle opere d’arte
di Valeriano Trubbiani e di Sanzio Blasi, che Marini affronta con la
tecnica del bianco e nero.
Lo
studio della forma consente agli oggetti di essere riconosciuti senza
imporci interrogativi sulla loro collocazione nel mondo rendendo
l’oggetto stesso protagonista assoluto. Il movimento è forse il
tema più ricorrente nelle sue immagini. Un filo con cui Marini
unisce, con allegra ironia, tutta la sua ricerca in un confronto con
la vita che mai è scontata nella profonda scienza della percezione
visiva.
Le
forme non appartengono solo alla geometria. Sono veri concetti.
Note
biografiche
Fotoamatore
dall’età di 15 anni, pur se in modo discontinuo; appassionato di
fotografia digitale, ho frequentato community fotografiche, circoli
fotografici, Presidente del Circolo Archivivi, e oggi faccio parte
dell’Associazione fotografica Il Mascherone che dal 2017 organizza
Ancona Foto Festival.
Dopo
un inizio mirato alla fotografia di architettura, con particolare
attenzione a quella più antica, ho ampliato l’orizzonte e iniziato
a scattare sulla base di progetti mirati, diversi dei quali li
trovate in questa mostra.
Sul
web sono presente con il sito di fotografia www.sauromarini.it
ed
un sito dedicato a storia, cultura e immagini della nostra città
www.anconanostra.it
Potete
contattarmi qui: sauromarini@gmail.com