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Think Vertical - Associazione Culturale Galleria Papini

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Think Vertical

Mostre > 2025
           
THINK VERTICAL
Mostra d’Arte di Luciana Gallo

 
17 Maggio 01 Giugno 2025
Inaugurazione: Sabato 17 Maggio ore 18.00
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30-19.30
       
 
Presentazione del Prof. Gabriele Bevilacqua
 

Se l’arte è genuina.... trascende se stessa.
Ci porta in un luogo che non potremmo raggiungere da soli” (W. Beckett)

Dell’artista milanese è stato scritto: "Il suo universo ha una dimensione onirica e visionaria, evoca un mondo sospeso, lontano dalla frenesia del presente...”. Siamo dunque a una metafisica che dispone verso «...una realtà 'altra'..., per vivificare l'ignoto, l'oscuro che è in tutti»?1 Oppure la chiave di lettura è un’altra?

Una formazione poliedrica, danza alla Scala, studi alla Marangoni, poi Accademia di Brera, una passione per la pittura e l’espressività fin da piccola, Luciana Gallo appartiene a quel genere di produzione in cui il soggetto prova ad esprimere un'idea spirituale, esperienziale, attraverso il presupposto della corrispondenza fra idea e immagine2.
Come può accadere questo? Attraverso una figurazione emotica, ossia che permette non solo di riconoscere le emozioni in gioco ma soprattutto di coglierle nella loro espressione visiva. L’opera smuove la naturale passività del reguardeur non solo perché emozionante ma perché permette di cogliere di un’esperienza emotiva nella sua rappresentazione (immagine). Figurazione e intelligenza visivo-emotiva insegnano allorché il Bene è diventato danza, inno, allorché il Regno di Dio dentro di voi (Lc 17, 20-21) è diventato espressione figurativa, sorpresa.

Come afferma Luciana, l’arte è un inno alle persone buone, che “si svela come una danza dialettica tra il finito e l’infinito”. Non a caso. Sin dalla fase iniziale della sua carriera, lei ha immesso nella pratica artistica la forza mimica, gestuale, legata all’espressione corporea coreografata. Oltre il dato tecnico, il meccanico dell’arte, ritroviamo nella sua proposta stilistica l’esercizio del rigore e della disciplina, proprio della danza.
Con due aspetti salienti.
Il primo è l’opera che chiama lo spettatore. Dopo averne suscitato il coinvolgimento emotivo, ora l’opera dalla parete verticale (“Un quadro necessita di una parete a cui contrapporsi” Marlene Dumas) si dispone all'orizzontalità e chiama gli spettatori a intervenire, a partecipare e completare la produzione, intervenendo nella disposizione dei pezzi sul supporto in piano.
Il secondo aspetto è il meccanismo del simbolico. Più che simboli Luciana insegue una coreografia di segni, a ricordarci la natura non intellettualistica del suo progetto.

I segni ricorrenti, quasi una cifra stilistica, sono il gregge e il labirinto.
Il progetto, partito dalla Triennale e poi approdato al MAXXI L’Aquila, insiste sul gregge in cammino, una transumanza dentro un labirinto. Diciamo subito che, statico o in movimento, il motivo ci riporta a autori dell’Ottocento e primo Novecento, come, per citarne alcuni, William Turner, Jean-François Millet, Vincent van Gogh, Giulio Aristide Sartorio, Filippo Carcano, Gaetano Previati. Oggi pare di nuovo in auge il motivo zoomorfo del gregge, per esempio in autori come Claude Lalanne e François-Xavier Lalanne. In Luciana il gregge è formato da pezzi di plastica, spesso di un bianco monocromo o colorati in cromie forti.  
Anche il labirinto, si sa, ha un’antichissima storia iconografica, dal mito di Dedalo e Arianna al duomo di Lucca fino al labirinto contemporaneo di Achille Bonito Oliva.  
Ripeto, da Nothing to say, 2005 al più recente Labyrinth del 2024, il gregge è come incartato dentro un labirinto, quasi che questo sia il momento della prova -in attesa di Arianna salvatrice, prefigurazione della Fede.
Ora, sappiamo che l’opera della nostra artista è un inno alle persone buone, all’altro riconosciuto come prezioso, degno, gradito, bello. È una ricerca della via-verità, da percorrere nel segno di un laboratorio individuale di trasformazione e rigenerazione collettiva. Da qui l’importanza del labirinto, metafora di pellegrinaggio, di percorso periglioso, anche in una accezione iniziatica. Tuttavia, il labirinto in senso cristiano ha un centro. Non è luogo della perdita, del caos da temere o dell’espediente per confondere le forze occulte della dissoluzione. Già la Scienza sacra (R. Guénon) vede nel labirinto l’esistenza di un Centro, una Grotta, un sito segreto, interno, luogo eletto di morte-rinascita. Rispetto a quest’ultimo, il labirinto rappresenta ora le tenebre esteriori dalle quali bisogna uscire. L’Agnus Dei è la guida mite e combattente che fa uscire l’uomo dallo stato di perpetua erranza (labirinto).

Il genio creativo di Luciana non è un Despota combattente che invita a “non iscegliere i vermini nel fimo / ma strozza i serpi di Laocoonte3. Il suo è un genio disarmato. Non ci sono né vermini né serpi da strozzare. Se muove dalla materia (il pigmento pittorico, il pezzo di plastica in calco, il legno come supporto) è un genio mitografico di cambiamento, rinascita spirituale, novità. E oggi il mondo non ha tanto bisogno di una perpetua erranza né «di ripetitori sonnambuli di quello che c’è già; ha bisogno di nuovi coreografi, di nuovi interpreti delle risorse che l’essere umano si porta dentro, di nuovi poeti sociali» (Papa Francesco).

1 Stefano di Stasio in «Arte», 2025
2 Sul rapporto fra idea e immagine si può vedere Rudolf Steiner, L'elemento comico nella sua relazione con l'arte e la vita (1890) in Arte e conoscenza dell'arte Fondamenti di una nuova estetica (2014, pp, 36-7).
3 D’Annunzio, Tregua in Alcyone.

Biografia di  LUCIANA GALLO

Luciana Gallo fin da giovanissima mostra una notevole predisposizione artistica, sia nella danza che nell’arte figurativa, tanto che già a dieci anni, mentre frequenta la Scuola del Teatro alla Scala, comincia a dipingere su tela.

Successivamente si forma al liceo artistico e, per perfezionare la propria tecnica, si diploma anche all’Istituto Marangoni e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Nel 1985 comincia a esporre dipinti figurativi e l’anno successivo realizza la sua prima mostra personale a Palazzo Carrozzi Sannini a Montecatini. Nei primi anni Novanta vive e lavora a Miami, in Florida, dove partecipa a numerose rassegne d’arte contemporanea; quindi torna in Italia ed espone a Milano e in altre città italiane.

Dal 2000 Luciana Gallo si dedica pienamente alla sua carriera artistica, sperimentando nuove tecniche polimateriche e trasformando lo stile figurativo in superfici pittoriche percorse da elementi ricchi di emozioni e di simboli. Espone così sia in Italia, a Milano, Roma, Napoli, Torino e Palermo, sia all’estero, da Francoforte a Parigi, da Buenos Aires a Cordoba, da Barcellona a Dubai. Spiccano importanti personali, nel 2009 a Roma e a Città del Capo in Sudafrica, nel 2012 a Napoli presso la Andrea Ingenito Contemporary Art, nel 2013 a New York presso lo
spazio Voce Di.

Nel 2014, insieme a Luca Jurman, cura il progetto Transumanza presso la Triennale di Milano, una mostra itinerante che nel 2015 viene esposta a Roma, L’Aquila e Bologna. Seguono numerose altre esposizioni, tra cui quella del 2018 all’ART EXPO di Genova e nel 2023 al Fuori Salone, Moon Space, a Milano.

Numerosi sono i premi ricevuti, a partire dal Premio Artista emergente nel 2005, XVII edizione del Premio delle Arti – Premio della Cultura; nel 2009 vince il Premio Internazionale d’Arte della città di Lecce e, nella stessa occasione, riceve il Premio Speciale per i Diritti dell’Uomo Martin Luther King; nel 2018 le è assegnato il Premio della critica in occasione del Satura International Contest a Genova.


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